Una città antica da scoprire lentamente, un cuore barocco da mordere piano, un giro per venule spagnole e corsi bordeggiati da palazzi sontuosi e chiese di straordinaria bellezza. Un paradiso di pietra che è proprio lì a due passi dal mare, appena girato l’angolo. Trapani nascosta dalla cortina delle case povere dei marinai che da secoli sono la sua anima vera, è una meraviglia scandita da sequenze infinite di dimore appartenute a principi e baroni, conventi e basiliche vanto di ordini ecclesiastici che qui furono potenti.
Corso V. Emanuele Trapani e via Garibaldi, costituiscono l’asse fondamentale del centro storico; due strade con destini simili, ma con fondazioni diverse: la prima, la rua Grande, tracciata già da Giacomo II d’Aragona alla fine nel 1300 e destinata ai palazzi del potere civile e religioso; la rua Nuova, seicentesca e patrizia, con le case dei nobili e dei dignitari della vecchia Civitas.
La via Torrearsa unisce e fonde le due arterie, coniugando in un’unica storia i due mari che si fronteggiano alle loro spalle. Da qui la scena barocca è ritmata da sbalzi architettonici che tagliano una fuga di case ottocentesche che dal Mediterraneo precipitano sulle sponde del Tirreno, in un rettilineo di pietra nervosamente interrotto da fantasiose balconate in ferro battuto. Sant’Agostino è la prima magia, uno slargo su cui domina la facciata quattrocentesca della chiesa, impreziosita da un rosone ad archi intrecciati convergenti nell’Agnus Dei. Corso Vittorio Emanuele si apre con la scenografica quinta del palazzo Senatorio, costruito da don Giacomo Cavarretta nel XVII secolo, sull’antica sede della Loggia dei Pisani. Colonne, statue , nicchie, archi animano i tre ordini del prospetto, rilanciando su tutta la strada il fiume di luce che arriva dal mare. La chiesa del Collegio e l’annesso convento, ora liceo classico, sono il fronte principale del Corso. I gesuiti costruirono il loro tempio agli inizi del XVII secolo, privilegiando un gusto barocco che qui trova la sua espressione migliore. Capitelli, mascheroni, putti, festoni e lesene ricamano la facciata della chiesa.
La Cattedrale, in fondo al Corso, va vista incollando le spalle al muro. Il prospetto di Giovanni Biagio Amico del 1748 regala all’intera macchina di pietra una eleganza raffinata con il portico a tre arcate a tutto sesto che si apre in alto a due campanili, e una cupola contornata da quattro cupolette. Una qualsiasi stradina che scende verso il porto è pronta a svelare altri segreti, a condizione che si cammini con il naso all’insù. Il vecchio carcere del XVII secolo, appena restaurato, con quattro magnifici telamoni che sostengono il timpano; la chiesa del Purgatorio ancora dell’architetto sacerdote Giovanni Biagio Amico, con le statue degli apostoli che ricamano in alto i contorni. All’interno sono custoditi i venti gruppi dei Misteri. Un pezzo di Spagna è il vecchio ospedale di piazza Locatelli, a due passi dal mare, un edificio seicentesco di impronta barocca incastonato in uno slargo rubato ad altre latitudini. Si torna indietro per via Libertà, la strada che fiancheggia le mura di tramontana.
I bei portali a sega e a ventaglio, mostrano la smania della classe media del seicento di aderire in fretta alle nuove tendenze architettoniche, puntando soprattutto ai prospetti delle case. Come quello di Palazzo Melilli con spugne di pietra che lo incorniciano come perle montate su un diadema.. All’improvviso si aprono altre quinte, che sono minuscoli principati, con la corte interna ed esterna, fuori dal portone, direttamente sulla pubblica via. Ecco palazzo Mokarta costruito da don Martino Fardella assecondando una impostazione classicista con alcuni elementi della tradizione manieristica barocca. Sono ancora i portali a dominare l’architettura di via Garibaldi, la rua Nuova. Incastrati a denti nel prospetto rinascimentale del palazzo dei Baroni Burgio di Scirinda, o a ventaglio negli anonimi palazzi settecenteschi che si inframmezzano fra le chiese di S. Alberto, Carminello, Santa Rita. Lasciando via Garibaldi per una delle sue laterali si giunge prima a San Nicola dove si può assistere a cantiere aperto al restauro della protobasilica settecentesca, organo e opere d’arte inclusi.
Girate a caso fra le vene di questo pezzo di centro storico, vi ritroverete ad ammirare edifici di incredibile bellezza, trascurati dalla segnaletica turistica. Come la facciata trecentesca di palazzo Burgio ricamata da tre bifore, una trifora e purtroppo anche da profonde lesioni. Ben recuperata è invece la parte terminale di via Garibaldi con palazzo Milo del XVIII secolo, con un portone prezioso di legno scolpito e le cornici barocche dei balconi (sede della Sovritnendenza ai BB.CC), e palazzo Fardella con una perfetta sintonia fra portale, mensole e timpano . Più giù, palazzo Riccio di Morana (sede della presidenza della Provincia), da poco restaurato, con i saloni affrescati e i pavimenti originali in maiolica (aperto alle visite). Si gira l’angolo; ora il mare è il solo padrone della scena . Fra rocce, scogliera, sabbia e splendidi tramonti. Liberato dalla bellezza delle pietre antiche.
Testo di Giacomo Pilati